Dobson mon amour

Esiste un modo per ogni persona di rapportarsi con le cose. Ogni persona ha il suo, per ogni aspetto della propria vita, sia il lavoro, la famiglia, il tempo libero.

Ebbene, ogni volta che riuso un dobson mi accorgo che il mio modo preferito di rapportarmi al cielo è proprio l’immediatezza di due movimenti semplici, la luminosità di un grosso specchio, un bell’oculare o una torretta, e il placido inseguire dell’astro puntato, che passeggia sull’eclittica, o su qualunque strada che da oriente porta a occidente.

Così ieri sera, tra una nuvola e l’altra, ho puntato la luna con il dobson da 12” f5.

La luna era quasi piena, ma il terminatore sul bordo era uno spettacolo.

Mi sono soffermato sui crateri Bailly e Pingrè. Il primo, enorme, mostrava tanti dettagli sul fondo, tra microcrateri e canyon. Il secondo, più piccolo ma dal bordo molto più alto, sembrava immerso in un cratere più grande e piatto.

Ho osservato prima con i nagler 31, 16 e 12, poi con la binoculare con coppie da 30 e 25.

Ingrandimenti non troppo spinti, tanto non è una gara, che mi permettevano di vedere tanti dettagli, avere un fuoco costante e un inseguimento tranquillo.

Ho fatto anche qualche fotina, appoggiando il cellulare agli oculari:

Foto in afocale su nagler 31
Foto in afocale su nagler 16
Foto in afocale su nagler 12

Ci vorrebbero più serate così!

Cieli sereni,

Kapp

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