Nikon + Nikon

I due nikon mi stanno dando enormi soddisfazioni in campo lunare.

Sono due telescopi che reggono molto molto bene gli ingrandimenti: finora 315x con l’80ino e 400x con il 100ed.

Se da una parte non credo proprio che l’80ino sia un semplice acromatico, il 100ed sembra un motore che non va mai in affanno.

Ad oggi li ho utilizzati con profitto su sole, luna e stelle doppie. Giove purtroppo è lontano e non rende tantissimo: non riesco a valutarne le possibilità osservative.

I prossimi lavori da fare ai due telescopi sono:

sull’80ino devo eliminare il fungo tra flint e crown, devono arrivare gli anelli per sostenere il tubo, dovrò poi riverniciare tubo e paraluce. Li ho passati con il polish, ma un telescopio così merita un tubo tirato a nuovo. Mi preoccupano le due targhette metalliche con la scritta nikon. Come le tolgo? Basta coprirle?

sul 100ed sarebbe da sostituire il portaoculari da 2″: quello di apm ha una sola vite, è senza lardone. Da una parte non è sicurissimo, dall’altra secondo me scollima un po’. Dovrei farmelo fare su misura da un tornitore.

Intanto comunque, si fanno gustare alla grande, quindi non c’è fretta.

Kapp

Piacevole serata in giardino

Ieri, nel tardo pomeriggio, appena tornato a casa ho montato il nikon 100ed.

Il cielo era terso, molto blu per essere in pianura padana, anche se non c’era vento.

La luna era in congiunzione larga con giove: un fantastico duetto in alto a ovest. Se il gigante gassoso è ormai lontano e non mostra tantissimi dettagli, rispetto a quando è vicino all’opposizione, la luna è più lasciva, si lascia guardare tutto l’anno, sculettando nel suo moto libratorio.

E proprio la luna in queste sere limpide e tranquille sta mostrando una bellissima luce cinerea:

La parte in luce sembra brillare incendiata dalla luce solare e il terminatore pare il confine tra l’avanzamento della fiamma e il buio.

Ma la luna non è solo luce cinerea, è soprattutto contrasto tra parti illuminate e parti in ombra. Il gioco delle ombre, che disegnano profili allungati, lascia intuire la forma dei picchi che le proiettano, trasportandoci direttamente lassù, con l’immaginazione.

Dopo cena son tornato in giardino, ma il cielo si stava annuvolando. Son riuscito giusto a godermi qualche stella doppia.

Quando si puntano le stelle con un buon rifrattore, la visione spezza in fiato. Mi son divertito a confrontare i dischi di rifrazione delle stelle doppie per calcolarne la differenza di luminosità. In telescopi piccoli è semplice, perchè i dischi sono più grossi che in telescopi più grandi. Questi, avendo un potere risolutivo maggiore, fanno le stelle più piccole, ma soffrono il seeing, che pasticcia i dischi rendendoli poco leggibili.

Le serate così: in silenzio, un telescopio, una manciata di oculari e lui, il cielo. Cercando manualmente tutto, orientandosi con vecchie mappe e una lucetta, senza assilli tecnologici come orario, tempo universale, coordinate geografiche, allineamento con stelle improbabili e nascoste. Questo è il mio modo di vivere l’astronomia, quasi una meditazione all’oculare.

Cieli sereni,

kapp

Trovato nikon d’annata

Sono riuscito a trovare su un’asta giapponese un telescopio davvero interessante, molto molto raro: il nikon acromatico 80/1200.

Trattasi di un doppietto, sembrerebbe un doppietto di Fraunhofer ( non si vede il classico cerchio concentrico guardando di fronte il doppietto, tipico degli Steinel).

Il telescopio è arrivato con le lenti veramente zozze:

Come si vede dalle immagini, sembra sia stato tenuto in discarica, sti giapponesi…

Comunque, ho cercato di smontare il paraluce, senza successo, sono però riuscito a svitare la cella dal tubo e pulire le lenti:

Lenti ieri pomeriggio sembravano perfette.

Il diametro del tubo è circa 101mm, non avendo anelli di tale diametro, ho usato uno strofinaccio per spessorare il clamp da 114mm che uso sul telescopio da 4″:

Il telescopio è bello massiccio, si vede che hanno usato metalli pesante per costruirlo: vecchia scuola, come per i telementor.

Nel pomeriggio ho puntato antenne lontane per valutare velocemente l’aberrazione cromatica, che è praticamente assente:

Così, scesa la sera, il cielo ha fatto il favore di aprirsi. Pur non essendoci un seeing eccelso, ho potuto puntare giove e qualche stella doppia.

Sul gigante gassoso l’ingrandimento ideale era 150x, con l’oculare pentax xp-8, per una pupilla di uscita di 0,66mm. I dettagli osservati sono: varie increspature tra seb e neb, due bei festoni, bande verso i poli molto ben definite.

Per quanto riguarda le stelle doppie ho puntato i classici di stagione: algieba, il trapezio, sigma orionis, beta mon, alcor & mizar. Le stelle disegnate dal doppietto sono molto belle, tonde, di forma regolare, sulle stelle di 3a – 4a magnitudine si vede il primo anello di rifrazione, su quelle più luminose se ne vedono anche 3. La bellezza di osservare con rifrattori piccoli e lunghi è che il diametro stellare è cicciotto, dunque da una parte “nasconde” il seeing cattivo, dall’altra le stelle sono sempre da manuale. Inoltre, essendo molto facile salire con gli ingrandimenti con oculari ancora comodi, è facile vedere le differenze di diametro tra i dischi stellari delle compagne nei sistemi multipli.

Purtroppo una brutta notizia: ieri sera inquadrando il doppietto con luce radente, ho notato che c’è un fungo tra flint e crown:

Devo smontare le lenti dalla cella e pulirle con alcool. Per riuscirci devo però prima smontare sto maledetto paraluce che pare incastrato.

Vabbè, seguiranno news nelle prossime puntate!

Cieli sereni,

kapp

Dobson mon amour

Esiste un modo per ogni persona di rapportarsi con le cose. Ogni persona ha il suo, per ogni aspetto della propria vita, sia il lavoro, la famiglia, il tempo libero.

Ebbene, ogni volta che riuso un dobson mi accorgo che il mio modo preferito di rapportarmi al cielo è proprio l’immediatezza di due movimenti semplici, la luminosità di un grosso specchio, un bell’oculare o una torretta, e il placido inseguire dell’astro puntato, che passeggia sull’eclittica, o su qualunque strada che da oriente porta a occidente.

Così ieri sera, tra una nuvola e l’altra, ho puntato la luna con il dobson da 12” f5.

La luna era quasi piena, ma il terminatore sul bordo era uno spettacolo.

Mi sono soffermato sui crateri Bailly e Pingrè. Il primo, enorme, mostrava tanti dettagli sul fondo, tra microcrateri e canyon. Il secondo, più piccolo ma dal bordo molto più alto, sembrava immerso in un cratere più grande e piatto.

Ho osservato prima con i nagler 31, 16 e 12, poi con la binoculare con coppie da 30 e 25.

Ingrandimenti non troppo spinti, tanto non è una gara, che mi permettevano di vedere tanti dettagli, avere un fuoco costante e un inseguimento tranquillo.

Ho fatto anche qualche fotina, appoggiando il cellulare agli oculari:

Foto in afocale su nagler 31
Foto in afocale su nagler 16
Foto in afocale su nagler 12

Ci vorrebbero più serate così!

Cieli sereni,

Kapp

Un confronto senza pretese e fuori contesto

Ieri pomeriggio, complice un sonnellino particolarmente lungo del piccolo “gengis khan”, sono riuscito a fare qualche confronto fra alcune focali di oculari:

Pentax xl da 14 10,5 7

Nagler da 16t2 12t2 7t1

Maxvision da 14 8,8 6,7

I pentax xl sono famosi per il campo di 65 gradi, l’estrazione pupillare da 20mm, il campo piano e la loro caratteristica forma a fungo. Godono del trattamento smc di proprietà di pentax. Anni fa sono stati sostituiti dai pentax xw, che hanno un campo apparente di 70 gradi e una costruzione più raffinata.

I nagler sono tra gli oculari di punta di televue da più di 40 anni. Alla mitica serie t1 made in japan sono seguite la t2 t4 t5 e l’ultima t6. Godono di un campo apparente di 82 gradi, un design orribile, poca estrazione pupillare.

I maxvision sono i cloni degli explore scientific, che sono i cloni dei meade, che ha scopiazzato televue, che al mercato mio padre compró. Sono la versione uwa di 82 gradi, hanno un bel design ( ma niente a che vedere con i mitici meade serie 5000 su cui sbavavo 20 anni fa), poca estrazione pupillare.

Il campo di confronto sono delle antenne lontane circa duecento metri, inquadrate dal rifrattore nikon 100mm f12, al meriggio, temperatura gradevole, poca umidità, cielo un po’ lattigginoso, dopo il caffè.

Il nagler 16t2 ha bassa estrazione pupillare, ma se non uso gli occhiali, il paraluce in gomma è utile per trovare la posizione giusta dell’occhio. Non vedo tutto il campo, ma la sensazione di immersione è notevolissima. Ruotando l’occhio da una parte all’altra trovo a fatica il bordo. Il campo inquadrato è tutto a fuoco, si nota un’importante distorsione a cuscinetto, con relativo sbananamento delle linee verticali dell’antenna.

Il pentax xl 14 è molto comodo sia con sia senza occhiali. Il paraluce scorrevole fa egregiamente il suo lavoro, dando all’occhio l’esatta posizione per vedere tutto il campo e non avere effetto blackout. Il campo è tutto a fuoco e anche qui si vede un certo sbananamento dell’immagine.

Il maxvision 14 è molto scomodo. Con gli occhiali non si riesce ad usare, senza occhiali rimane un fastidiosissio effetto blackout. Il paraluce in gomma non aiuta, perché se ci appoggio l’occhio, poi non è la posizione giusta. In più, nella posizione giusta, non si vede tutto il campo. L’immagine risulta comunque tutta a fuoco e anche qui lo sbananamento è molto evidente.

Quale oculare preferisco? Difficile dirlo. Se la giocano il pentax xl e il nagler. Dovrei riprovarli su profondo cielo e luna, per decidere.

La mia opinione per il confronto tra nagler 12t2, pentax xl 10,5 e maxvision 11mm ricalca circa quanto detto precedentemente.

I tre oculari mostrano tutti e tre un certo sbananamento dell’immagine. Ottimo il piano focale, tutto è a fuoco. Il nagler non si riesce ad usare con gli occhiali, in confronto il pentax è un divano. Il maxvision è scomodo con e senza occhiali, in più mostra anche un po’ di cromatismo.

Anche qui dire chi la spunta tra giapponesi e “americani di taiwan” è dura. Da una parte il majestic factor mmericano, dall’altra la comodità osservativa di yamato. Rinviamo la finalissima a quando riuscirò a provarli seriamente sul cielo notturno.

Ultimo blocco di confronto:

Sulla focale da 7mm c’è qualche sorpresa.

Bene o male il nagler si comporta come i suoi fratelli maggiori: campo immenso e a fuoco, distorsione a barilotto, posizione dell’occhio trovata grazie al paraluce, immersione totale nell’immagine, non vedendo i bordi, discreto sbananamento, anche se più contenuto.

Il pentax delude un po’. Con gli occhiali tutto bene, senza occhiali l’estrazione pupillare è evidentemente maggiore dei 20mm dichiarati, oppure il paraluce non si svita abbastanza. Fatto sta che c’è un fastidioso effetto blackout, che rende faticosa l’osservazione. Sarebbe bastato poco, per farne un oculare capolavoro come gli altri esaminati.

Il maxvision 6,7mm si comporta esattamente come i suoi fratelli. Pur ritenendolo un ottimo oculare, con dei top di gamma vacilla su comodità, resa cromatica, estrazione pupillare.

Qui la palma di maiorca va sicuramente al naglerino.

Bene, dopo questo papiro di parole inutili ( mica per hobby osservo le antenne), mi piacerebbe sapere cosa ne pensate.

Cieli sereni,

Kapp

Takahashi tpl, il nuovo scalza il vecchio

Ieri sera ho avuto l’occasione di provare i nuovi takahashi tpl confrontandoli con degli oculari mitici per l’alta risoluzione: i pentax smc ortho.
Trattasi di ortoscopici di abbe prodotti 30 anni fa dalla pentax, aventi il rinomatissimo trattamento smc, usato anche sui pentax xl e xw.
Giusto per chiarire: ho sempre trovato gli ortho pentax molto più luminosi e incisi dei vari ortoscopici giapponesi circle t, circle v, volcano top, vixen ecc.

Ieri sera ho fatto una prova veloce su giove e stelle doppie, utilizzando il bellissimo rifrattore nikon 100ed, un doppietto apocromatico con rapporto focale f12.

Ho osservato giove prima di cena, verso le 19, mentre verso le 22 ho osservato qualche bella stella doppia. A inizio serata il seeing non era eccelso, poi è migliorato, ma è aumentata tantissimo l’umidità.

Ho alternato gli oculari da 9mm e da 6mm, con ingrandimenti rispettivamente di 133x e 200x, pupille di uscita di 0,75mm e 0,5mm.

Con i pentax il pianeta mostrava irregolarità sia nella neb sia nella seb, con un bel festone blu sul bordo sud della neb dal lato seguente, una sorta di banda equatoriale, un grigiore piuttosto uniforme a sud della stz e a nord della ntz.

Con i tpl salta subito all’occhio una maggiore luminosità del pianeta, si può dire che il 6mm tpl aveva la stessa luminosità del 9mm pentax, e un fondo cielo nero come la pece.
I dettagli chiari del pianeta sono subito visibili: una palla bianca a nord della neb lato seguente, un tratto molto chiaro sul bordo nord della zona equatoriale sul lato precedente, la stz molto molto luminosa, che si distingue nettamente dalla stb. In più quella che sembrava una banda equatoriale si risolve in diversi festoni e si distinguono a sud la stb e la sstb.
Rimettendo poi i pentax qualcosa in più si vede, segno che il cervello ha acquisito quelle conoscenze e me le rivela. Il dato importante però è che le ho scovate con i tpl e con questi erano dettagli facili.

Sulle stelle doppie in seconda serata l’andamento è stato simile: se da un lato l’immagine delle stelle era più luminosa, nel trapezio con i tpl si distingueva la componente E, il fondo cielo era ancora molto scuro nei tpl.

Mi ha molto colpito il confronto, perchè ho sempre considerato i pentax smc ortho al pari degli ortoscopici zeiss da 24,5, fino a ieri dunque i migliori oculari da alta risoluzione mai provati.

Il contenimento dei riflessi dei nuovi plossl takahashi è notevolissimo, così come la trasmissione del dettaglio e della luce. Sono costosi, è vero, ma rendono tutti i vecchi oculari, purtroppo, obsoleti e superati.

Cieli sereni,

Kapp

Cambio strumenti e importanti scoperte

Mesi strani, quelli passati. Mesi in cui tanti strumenti sono arrivati, tanti partiti, tanti fermati solo qualche giorno a casa. Casa che sembrava una stazione ferroviaria per telescopi.

Facciamo ordine, ora la mia strumentazione consta in:

dobson obsession uc 18″

celestron c150 hd

nikon 100ed

pentax edhf

Proprio ieri è arrivato il lungo nipponico, telescopio adorato da tanti anni e che, grazie alla vendita del toa130s, che nel frattempo era tornato, ora mi son tolto lo sfizio di comprare.

Per provare il nikonone, mi ero portato dietro una vixen gp d’annata, e il nuovissimo treppiede hal130, che sulla propria flangia superiore riporta due scritte: gp e sx. Si deduce quindi che sia compatibile con entrambe le montature… invece no! Maledetti giapponesi vixiosi!!

Per fortuna in macchina avevo un minuscolo al90 e il risultato è stato questo:

E fa un po’ ridere a guardarlo così: un colosso di 1 metro e venti su un treppiedino tremolante, ma si sa, in guerra e carestia ogni buco è galleria!

Per osservare dovevo sdraiarmi per terra e, focheggiando tremando, un po’ ho osservato, ma con molta fatica. Ma chi te l’ha fatto fare? Bèh, dovevo riempire le due ore di tempo in cui il figlio maggiore era agli allenamenti, così c’ho provato…

Tornato a casa, dopo cena ho finalmente messo il nipponico sulla spdx e relativa colonna, tutta un’altra cosa:

Stabilità, finalmente! Anche senza bloccare le gambe della colonna, non avevo vibrazioni di sorta. L’accoppiata spdx e colonna skywatcher ( quella per eq6) è davvero notevole!

Ebbene, con giove già basso e la luna quasi piena, mi son dedicato a qualche stella doppia.

Seeing non dei migliori, ma a 150x il disegno di rifrazione delle stelle 3-4° magnitudine era incantevole.

Così eccomi a osservare Zeta Ori, con il classici due terzetti di stelle, Theta Ori al centro di M42, di cui vedevo fisse 5 componenti e in distolta la sesta, la bellissima Beta Mon, un quadro perfetto.

Le premesse per divertirmi ci sono tutte. Ora giù con il piano osservativo per stanare più doppie che posso!

STAKAHASHI!

L’amico Andrea ha preso un’infatuazione per un astrophisics superplanetary 6″ f12, così gli ho potuto prendere un telescopio che gli ho sempre invidiato molto: un acromatico celestron 6″ f8 con cella collimabile e ottiche HD. Il doppietto sarà meglio oppure no rispetto al classico skywatcher?

In tutta onestà non mi interessa molto, questioni che lascio a filologhi molto più esperti di me. Ero molto interessato invece al fatto che la cella fosse collimabile.

Eccolo in tutta la sua maestà sopra la spdx:

Nonostante la mole, il tubo è abbastanza leggero e viene gestito egregiamente dalla giapponesina. L’unico intoppo è che quando giove è alto, bisogna sdraiarsi per terra.

Il backfocus è maggiore rispetto ai fratelli con cella non colimabile, pertanto, se si usa un diagonale da 31,8, occorre una prolunga di circa 8cm.

Ieri sera ho osservato prima di cena uno dei più bei giove di sempre. Sembra incredibile scriverlo, dopo aver posseduto fs128, toa130, 150ed, c11, c9, mewlon210, fs102 ecc.

Questo è il disegnino:

L’immagine era costante e leggibile per tutto il tempo, pur essendo il seeing, valutato su theta aurigae pari a III.

Mi ha colpito la parte tra SEB e la SSTB: un intrico di bande e zone continuamente interrotte, con curvette e tacche. A sud della GMR c’era un banda scura molto corta, preceduta da una banda più stretta e lunga un po’ più a nord.

La SEB aveva delle tacche bianche sul bordo nord sottilissime che non sono riuscito a rendere nel disegno.

Ah, per oculare ho utilizzato un rarissimo pentax xp 8mm. Oculare nato per la fotografia, che ha un’incisione spaventosa.

Sono estremamente contento del telescopio e dell’oculare: un’accoppiata pazzesca.

Rifrattori all‘Opera

O meglio, un raduno di rifrattori a Opera, in compagnia dei “ragazzi” della notte dei lunghi tubi e di “Salimba”, alias mr Binomania.

I tubi erano veramente tanti, tra cui alcuni rari, alcuni strambi, tutti con un loro spiccato carattere.

Il telescopio clavicembalo
Un portentoso binoscopio

Ho rivisto vecchi amici, come Angelone, Andrea, il Toni, Mr Tecnosky, il mitico Alfredo e consorte, dunque la serata è ststa di sicuro piacevole.

Ho osservato in pratica in tutti i telescopi, e mi sono fatto di ognuno di loro un’idea più o meno precisa.

La palma della sorpresa va al piccolo Pentax 75: uno snaptest spaventoso, il punto di fuoco è precisissimo, impossibile sbagliarsi.

Il più deludente è stato un’imponente Officina Stellare, forse anche a causa di un orribile diagonale a specchio.

C’era un immenso giacometti, in cui mi aspettavo di vedere molto, molto di più.

C’erano poi due opere d’arte meccaniche: lo zeiss meniscas e il mitico apq130. Del primo sono rimasto molto deluso, il secondo a mio parere non si discosta da altri telescopi pari apertura ma con meno blasone, tipo fs128 o d&g 127 f-lungo.

L’astrophisics 150 superplanetary mi ha notevolmente colpito sulla luna, non su giove e saturno.

Il clavicembalo era un acromatico da 20 f9, di cui non valeva la pena del divorzio se l’avessi portato a casa.

Due telescopi come qualità erano nettamente aldilà di tutti gli altri: il mio fs102 e uno stupendo Tec140ed.

In quest’ultimo ho osservato dettagli gioviani che raramente ho scorto su telescopi molto molto più grandi ( delle bande vicino ai poli molto elusive in telescopi dal diametro più che doppio).

Cosa mi porto a casa? Di sicuro che per osservare bene e frequentemente non occorre nessuno dei telescopi di ieri sera, basta molto meno. Bisogna porre particolare attenzione al diagonale (no assoluto agli specchi) e agli oculari utilizzati.